Il 31 marzo 2010 è stato un gran giorno per Marettimo. Davanti alla grotta del cammello è stata avvistata e ripresa con un telefonino la foca monaca, anzi diverse foche. tutti credevano che questo animale, simbolo del mediterraneo, forse scomparsa dal nostro mare. Invece è stata avvistata nella stessa grotta dove viveva 40 anni fa. Ora gli avvistamenti si susseguono. Il paese è fiero di essere il depositario della protezione di un animale che oltre a Marettimo è presente alle Sporadi, alle Cicladi, in Istria e in Turchia. Il nostro sito, da oggi, apre una finestra di documentazione alla quale potete rivolgervi per informazioni e riflessioni sulla foca monaca di Marettimo. Per iniziare vi proponiamo delle immagini sull'avvistamento del 31 marzo ed un opuscolo fornito dal gruppo foca monaca, comprensivo di disegni e componimenti dei bambini della scuola "Edmondo De Amicis" di Marettimo raccolti in occasione dell'arrivo della scultura del "mammarino" nell'isola. Comunicate ai vostri amici ed alle scuole il nostro sito.

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La Foca Adriana

La Foca Ritrovata

U  Mammarinu

 

Era così che lo chiamavano, al maschile, i bambini di Marettimo, quelli che giocavano con le barche di latta, con paura e curiosità. Era così che lo chiamavano le loro madri, quelle che ancora passavano l’inverno nell’Isola, quando per imporsi sui più scueti, minacciavano la venuta du mammarinu o du mammadrau 1).

Era così che lo chiamavano i loro padri, quelli che calavano le ‘mbardate dietro l’isola, con timore e fastidio, perché quando c’era “lui”, sempre ingordo di pesce fresco , il dammaggiu alla rete era assicurato; e si sentivano più tranquilli con la scupetta sotto la prua, pronti a ferirlo a morte, quando, irruente, si aggirava attorno alla barca. Oggi, il turista “venuto dal freddo”, ha detto che si chiama “foca monaca” e che all’anagrafe scientifica, secondo J. Fleming, risponde al nome di Monachus monachus della famiglia dei  Focidi

Ai tempi dell’antica Grecia viveva in grosse colonie lungo le coste del Mediterraneo. Godeva della protezione di Poseidone e di Apollo ed era rispettato dai marinai che dalla vista di questi animali, sornioni sulle spiagge quanto armoniosi nell’ acqua, traevano auspici di buona fortuna. Ne parlano Omero, Plutarco e Aristotele. Erano così popolari e rispettati che persino una delle prime monete coniate dall’uomo intorno al  V secolo a.C., riporta la sagoma stilizzata di un mammarinu.  Anticamente l’uomo ha cacciato le foche per necessità, per procacciarsi cibo, olio e pelliccia ma non in una quantità da mettere in pericolo l’esistenza della specie che, invece, sembra  sia stata razziata seriamente dai Romani dell’Impero. Alla caduta di questo, seguì solo un provvisorio recupero delle colonie rimaste perché lo sfruttamento commerciale nel Medio Evo ridusse la specie quasi a livello di estinzione in alcune zone.  Le cose non migliorarono nei secoli successivi e dal 1966 la foca monaca del Mediterraneo è stata classificata come “in pericolo” dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura e da allora la sua protezione è stata considerata prioritaria nelle strategie di politica ambientale di molti paesi.   A dispetto dei facili e “discutibili” recenti avvistamenti, la popolazione nel “mare nostrum” continua a diminuire, dai  1.000 individui degli anni settanta ai circa 300 – 400 di oggi (dati al 1998 in UNEP RAC/SPA, 1999a). Nonostante le misure protettive stabilite fin dal 1977, un monitoraggio effettuato su zone sparse del Mediterraneo, nell’arco di tempo che va dal 1987 al 1994, ha dimostrato che solo due dei 42 capi osservati sono riusciti a sopravvivere: questa recente “mortalità” è dovuta essenzialmente alla pesca indiscriminata, alla crescita demografica, alle attività industriali, all’alterazione degli habitat, all’esplosione del turismo.

 In breve,  è dovuta all’uomo.

1) Mammaddrau  deriva dal nome del pirata,  Mohammed  al Dragut,  che, al tempo dei “turchi sbarcati a la marina”, imperversava sulle coste trapanesi avendo stabilito la sua sede nell’isola Djerba.

Da  un  articolo di Emilio Milana pubblicato sul sito della

Associazione Sportiva Mare-Sciallo  nel maggio 2009

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