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Dicono di me...

 Da”Cronache di gusto”   La Scaletta di Marettimo

A  Marettimo,   delizioso   villaggio   nella   quiete   della   più  lontana  delle isole Egadi, la Scaletta  è  ciò  che separa   le   mentite  spoglie  di  un  bar  dal  piacere  della   buona   gastronomia.   E   sarà   per   questo   che   si   chiama    così   ( La Scaletta,  appunto)   il   ristorante  della   famiglia  Maiorana,  a  pochi   passi  dal porticciolo.                     -
Quando si entra  c’è un  bar, né  più,  né meno.  La  prima  sorpresa  sta  in  cima ai gradini che dall’interno  portano  al  piano  di  sopra.  Una  sala da pranzo con vista suggestiva sul lungomare, paesaggi locali in coloratissime foto-elaborazioni digitali  sulle  pareti   bianche, tetto  con  travi  a  vista, tavoli, sedie e tovaglie in tono con l’ambiente marino, musica lounge e jazz di sottofondo. È lì che Giovanni Maiorana accoglie i suoi “ospiti”. Lui personalmente e il maitre di sala curano il servizio ai tavoli, che sono pochi e allestiti su misura, perché a La scaletta si cena solo su prenotazione .                                      .
L’altra  sorpresa la riserva il cibo. Il menù è sempre fisso e si rivela ai clienti piatto dopo piatto,  nel senso che la casa decide tutto  basandosi sul pescato del giorno e che  le  portate  vengono descritte  una  per una solo al momento del loro arrivo in tavola.                      .
Valga, allora, il resoconto di una sera, premettendo che, per impressione generale, La scaletta è un ristorante dove si mangia il giusto, con cura della qualità e anche con una certa ricercatezza nelle ricette.                  .
Gusto  e  delicatezza  si  incontrano  negli  antipasti.   Uno,  a  base  di  verdure, è composto  da  zucchine  genovesi, peperoni e melanzane in un mix con tocchetti di ricciola leggermente scottata. Il tutto è cotto al limone, raffreddato e aromatizzato con origano, menta e basilico.   A seguire  c’è la  caponata di mele con uva passa, acini di uva fresca, pinoli e, di contorno, una sarda allinguata, cioè fritta all’aceto.                                     
Per primo, cavatelli di pasta fresca con patate, calamari e finocchietto selvatico e una spolverata di prezzemolo. Il secondo è un tocco di cernia, cotto al tegame in

un letto di cipolla e servito su una vellutata di piselli, sedano e cipolla sfumata col vino, con pomodorini ciliegini di guarnizione.   Il  tutto  è  accompagnato  dal pane fresco all’anice, caratteristico della zona, e  da vino bianco  Angibé  di  Cusumano.
Diversamente dal resto, il  dessert è a scelta.    Le opzioni consuete sono la cassata siciliana,  la  torta  Paradiso  alla  pasta   di  mandorle,  la  Sette Veli,  la  Passione (rivisitazione domestica della  Sette  Veli con crema gialla  e  mousse di amarena)  e una torta  fatta in casa  con uva passa,  pinoli e mele.  Chiusura con caffè o amaro e con una specialità dedicata ai palati robusti: sono le  zollette di zucchero immerse in  alcol  puro  con  stecche di cannella e scorze di limone, portate in tavola nella stessa  ampolla   di   vetro   nella   quale   vengono  lasciate  per   giorni   ad   impregnarsi. 

Nella  quota per persona di 40 euro è compreso tutto tranne vino e bevande.

Vicky Sorci                       .  
Dario Lo Verde

Lo chef inglese Jamie Oliver conTalafia

 

Peppe Giuffre’  il cuoco trapanese “errante”

Per chi vive a Erice, le Egadi sono il quadro del mattino, quando, con il sole alle spalle si vedono sorgere dal mare.                         .
Una realtà quotidiana, vicina nello stesso tempo lontana, mitica. Certe volte sembrano inarrivabili,così sospese sull'orizzonte e nel tempo. Giovanni,detto Talafia, viene di là,da Marettimo, la più lontana, la più montuosa, la più misteriosa, la più bella. Ha sul viso i colori e la forza della sua terra. Gestisce “La Scaletta”, un ristorante di fronte al porto nuovo,  dove  il cibo  è  figlio  della  tradizione  e  della  fantasia.  Dove  la  storia della quotidianità  mai  scritta  ma  viva  nelle  abitudini  e nei sentimenti incontra i venti e le correnti che portano profumi e sapori che vengono da lontano .
“Giovanni cosa consigli per Natale?”Mi guarda fisso negli occhi e passa dall’ironico al serio.  “Prima  di  tutto per fare un menu di Natale, è necessario capire cos’è Natale per noi.    Una  festa  intima, essenziale, una festa della famiglia che si riunisce, di gente che ritorna  a  casa per  festeggiare  la nascita  di un bambino.   Leviamo tutti gli ornamenti inutili,  che  non  c’entrano  niente  con  il  Natale  e  cerchiamo  di vivere del  “nostro”, dell’ amore  dei propri  cari, dei  propri  amici,della propria terra. Il menu deve essere in armonia con questa atmosfera, deve essere intimo e non sfarzoso. Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno.
Vorrei che tu venissi con me sull’isola la vigilia, il 24. se il mare lo permette si potrebbe andare in barca ai Barranchi. La c’è la grotta del Presepe. Adesso non ci và nessuno. Si potrebbe entrare nella grotta, dove i colori vanno dal rosso al viola, dal giallo al grigio; con il presepe  fatto  di  stalattiti è come entrare in chiesa: si sente la musica dell’eterno. In questa atmosfera bevendo un po’ di vino vastaso, scriviamo il menu.  Come  antipasto  polpette  di baccalà.                              
Mi legano a questo piatto, il baccalà fritto o in agrodolce delle vigilie di Natale della mia infanzia.    Come primo minestra di frascatoli. Un  piatto di nonne che si  collega alla storia dei corallari  che  venivano  dalla Tunisia. Fatto di semola incocciata grossolanamente in un brodo da pesce da ghiotta ( occhibeddi, siriani, cuocci, scruofani) al quale  aggiungo un  grosso  cucchiaio di  aioli  la  maionese provenzale  con  l’aglio  che  un  francese,  che  una  volta  è  venuto  a  Marittimo  ci  ha insegnato.E poi gnocculi, fatti sulla spianatoia con la punta delle dita e conditi con ragù di  ricciola.  Parliamo  di  secondi:  vogliamo  proporre  un  cicireddo  fritto?  E la loro stagione.  Da sempre in questi giorni passano vicino ai nostri scogli.  Li accompagnerei con  un  insalata di lattughelle raccolte in campagna,  condite con una salsa di acciughe, aglio, olio, aceto. Un insalata che rappresenta un desiderio di primavera.  In altri paesi, per  avere  le  lattughelle  bisogna  aspettare  Marzo,  qui  tutta  l’isola  ne è già coperta.Poi una trancia di murena, in agro dolce con uva passa, pinoli…
E dopo un piatto dedicato alla grotta del presepe: una ricciola con timo e rosmarino, le piante che sono un po’ la bandiera della nostra Isola.                             
Avvolta in una sfoglia, molta spessa, fatta di farina impastata con sale grosso, va cotta al forno. Ne viene fuori una pagnotta, dura da rompere, che in qualche modo ricorda la grotta del presepe. Ma quando si apre, che profumo ragazzi!
E’ un metodo di cottura che si usa anche altrove, ma per le carni, e lì, non ci sono il nostro timo e il nostro rosmarino. E poi qui non siamo la capitale del sale?                     
Vicino alla ricciola, della cardedda, raccolta in campagna .  Condita con olio di Catelvetrano, verde, appena fatto.
Per finire delle cassatedde di ricotta, di quella buona, come quella che si faceva a case romane quando ero bambino. Coperte di miele di cardo di Marettimo (lo sai che il miele di Marettimo ha vinto il primo premio ad un concorso a Bologna?)
E poi nucciddi, caccavette e semenze per continuare a bere un vino, semplice, vastaso.
Per digestivo un liquore fatto in casa con il finocchio selvatico.
E poi? Poi cerchiamo di volerci bene tutto l’anno e non soltanto il giorno di Natale.
Caro Peppe, sono stato felice di rincontrarti a tanti auguri a te e a tutta la tua Famiglia
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Jamie Oliver dal suo libro “Il mio giro d’ Italia” Tea editrice

 

Se c'è una cosa che ho imparato da voi italiani riguardo al pesce è sicuramente che “less is more”, in altre parole: più è semplice, meglio è. …..

Mi ha stupito molto vedere che da voi tantissimi ristoranti di mare non hanno un vero menu, proprio come alla Scaletta, il ristorante sull'isola di Marettimo gestito dal mio amico Giovanni. Lui aspetta letteralmente fino alle otto o le nove di mattina, quando rientrano le barche, e poi dice: 'Oggi cucinerò quel che Dio mi darà!'. È chiaro che, se non hai una scelta esagerata, devi farti furbo e usare al meglio quel che c'è. Nei giorni storti, quando non arriva nemmeno un po' di pesce fresco, Giovanni ricorre alla sua scorta di pesce conservato, gelosamente custodita in dispensa.

Jamie Oliver cucina davanti “ La Scaletta”

Peppe Giuffrè durante una sua preparazione

Peppe Giuffrè ad una manifestazione

Durante le riprese  di “il mio giro d’Italia” con Jamie Oliver

 LA SCALETTA
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